Con il passare degli anni e grazie all’accumulo di esperienze Vaneese Thomas, la figlia più giovane di Rufus Thomas, è fiorita come artista orgogliosamente matura. “Late bloomer” a suo modo, Vaneese è da tempo svincolata dai canoni degli anni ruggenti del soul. Sebbene sia fiera del suo cognome, dell’ambiente sociale e della famiglia in cui è cresciuta, le è estranea quell’ansia di replicare il passato che tuttora rappresenta la ragione d’essere (e la causa di imbarazzo) per molti interpreti di stili legati alla tradizione, che sia blues, jazz o canzone popolare
A lungo agganciata ai numeri uno dell’industria, Thomas ha cantato con Luciano Pavarotti, Sting, Stevie Wonder, Michael Jackson, Eric Clapton e Celine Dion e composto brani per Patti Austin, Freddie Jackson, Bob James, Larry Coryell, Melba Moore e Diana Ross. Quando il babbo la presentò al pubblico del Porretta Soul Festival nel 1995, la sua esibizione apparve troppo levigata e quasi fuori tema, più affine all’allora sofisticato manierismo di una Whitney Houston che, per dire, allo stile verace della sorella Carla. Col tempo ha saputo far emergere la propria classe completa, non solo di interprete, dalla voce ora dolce, ora severa, ma di completa creatrice di canzoni, vicine alla vena classica ma nuove nello spirito e nella confezione.
“Stories In Blue”, nono arrivato di una serie di album dalla qualità in crescendo, disegna in sette brani la sua estetica vincente, di cantautrice di storie blues del terzo millennio. Ci ricorda da dove lo stesso blues viene fuori in “Do Y’All” e ci avvicina alle sabbie mobili della disperazione in “Wandering”, un vagare che riprende il tema di “Have You Seen Her” dei Chi-Lites. Denuncia il partner che ha giocato sporco nella partita amorosa in “When You Were My Man” e celebra il padre da autentico personaggio storico in “1917” (anno di nascita di Rufus e, convenzionalmente, di ascesa generalizzata del jazz), dalle modalità quasi vaudeville. Per scatenarsi infine nel liberatorio “End Of The Road”, un atipico gospel a cappella.
Vaneese non risiede più nel Tennessee, ma non ha mai troncato i legami con la città natale, che celebra sovente in parole e musica. Con il nuovo lavoro battezza una etichetta discografica di Memphis, la Overton Music, appena costituita dalla dinamica Betsie Brown, titolare dell’agenzia di promozioni Blind Raccoon. La sigla è benaugurante, dice la fondatrice, che abita all’angolo con la Overton Park Avenue, non distante dall’Overton Park Shell, dove Elvis Presley tenne il primo concerto pubblico settant’anni fa. E ricorda che il nome per esteso di uno dei pesi massimi del deep soul, nato nell’area suburbana di Lenow, era Overton Vertis Wright.
L’album “Stories in Blue” di Vaneese Thomas è disponibile dal 27 settembre in streaming su Amazon Music Unlimited (sottoscrivendo un abbonamento qui) e Apple Music (qui).