Popa Chubby, all’anagrafe Ted Horowitz, ha deliziato gli spettatori del Venue con una forte performance di brani vecchi e nuovi. Ad aprire la serata i Superdownhome, il duo formato da Henry Sauda e Beppe Facchetti che hanno presentato il loro ultimo disco che si fregia della produzione e della collaborazione dello stesso Popa Chubby e che vanta collaboratori del calibro di Charlie Musselwhite all’armonica
Avevo letto che Popa Chubby avrebbe suonato a Roma un lunedì di novembre. Perfetto mi sono detto, giorno per me più che ottimo e così mi sono appuntato che non avrei perso l’occasione di risentire questo sanguigno chitarrista….
Parto con tranquillità da casa, assieme alla giovane amica Clarissa, alla quale cerco di instillare da tempo, gocce di buona musica, ma non appena entra in macchina mi accorgo che ormai la ragazza viaggia tranquillamente per suo conto e di musica si è nutrita non solo a piccole gocce.
Dissertiamo di quando io vidi la prima esibizione del nostro beniamino a Stazione Birra, allorché, alla direzione artistica c’era il buon Guido Bellachioma, che ci regalò serate memorabili di musica eccellente con nomi altisonanti come Tommy Emmanuel, Roy Young, Bettye Lavette, Pat Travers ed Eric Sardinas e così la curiosità in lei cresce sempre di più.
Il locale si raggiunge con facilità e sapevo che il parcheggio sarebbe stata la piaga dolente vista la densità abitativa del posto, ma poi alla fine, eccoci pronti ad entrare. Il posto è ad uso e consumo delle esibizioni live: un capannone rettangolare scarno e senza fronzoli in cui domina il grande palco pieno zeppo di cavi, chitarre in bella mostra e due batterie. Trovo molti degli amici appassionati di questo blues, tosto, aspro ma accattivante e relativamente asciutto dal punto di vista degli effetti per chitarra.
Lo spettacolo inizia puntuale e l’apertura tocca al duo dei Superdownhome con Henry (Enrico) Sauda alle cigar box e Beppe Facchetti alla batteria. Sono curiosissimo di ascoltarli e mi chiedo fino a che punto possano “riempire” il posto con la loro musica.
L’attacco è dirompente con un Henry Sauda che dimostra di avere dimestichezza con lo strumento che suona con energia e capacità, accompagnato ottimamente alla batteria. Si intuisce che vogliono non sfigurare sapendo bene chi suonerà dove di loro. Si tratta di giri relativamente semplici, ma di certo non facili da eseguire con strumenti che sembrano giocattoli, ma che invece regalano sonorità corpose e ben definite.
Qui l’uso degli effetti è molto presente e Henry sa usarli con navigata esperienza. Non dimentichiamoci che la loro ultima fatica ha partorito un buon disco, dal titolo “Get My Demon Straight“, prodotto da Popa Chubby stesso e che regala loro una bella patente di apprezzabilità. Mi sono piaciuti molto ed ho trovato il loro sound molto trascinante: un buon viatico per chi verrà dopo di loro.
Il tempo di uscire dal palco ed ecco subito Popa Chubby che fa il suo ingresso. Me lo ricordavo massiccio, energico, ma poi faccio mente locale e quello che vedo adesso ha quasi dodici anni di più!
Devo accettare il fatto che il vecchio leone inizia il suo primo brano sedendosi sin da subito sulla sedia: non è un grande cantante, ma il suo tocco potente sulle corde lo riconosci subito.
Botte precise e potenti di plettro sulle corde e cambiamenti repentini di toni.
Io sto lì a pochi passi da lui e mi accorgo di quanto sustain dispone la sua Fender Stratocaster, reliccata dai tanti anni di “duro” lavoro.
Mi diverto a vedere la sua mano destra saltellare in continuazione sul selettore dei pickup e me ne sto a studiare la sua tecnica, riuscendo alla fine ad associare l’utilizzo di un particolare riff sulle corde basse o su quelle acute con una specifica posizione del selettore. Non ha una grande passione per il bending e le sue note sono sempre nette, taglienti, precise.
Più di una volta escono scale inusuali, ed i brani che esegue sono perfettamente sostenuti da un ottimo batterista (Stefano Giudici) e da un bassista (Francesco Beccaro) che sa parecchio il fatto suo. Ho ammirato il suo basso regolato in modo eccellente e che lui accarezzava con vera maestria con giri armonici classici ma potenti e sicuri: era un Marcus Miller, gran basso!
C’era feeling tra loro tre e Popa Chubby lanciava sguardi precisi al batterista, ricevendone subito o la giusta rullata o lancio per altre sonorità. Un piccolo incidente di percorso quando è successo qualcosa nella cavetteria del nostro chitarrista che ha fatto scomparire il volume; un paio di minuti sostenuti egregiamente dal basso e dalla batteria che hanno duettato tra di loro fino a quando la mano potente di Popa Chubby ha fatto risentire il ruggito della sua Fender.
Variazioni continue, sconfinamenti nel rock duro con le tipiche sonorità e fraseggi tipiche di quella musica, per poi tornare di corsa alle classiche dodici battute del blues più genuino.
Segnalo il bel siparietto allorché il nostro beniamino ha lasciato la sua chitarra sullo sgabello per sedersi alla batteria lasciata sul palco libera dai Superdownhome e si è messo a giocare duettando con il batterista del suo gruppo: niente di che, ma spettacolo a go gò.
Alle 23:15 salgono sul palco anche Beppe Facchetti e Henry Sauda, quest’ultimo imbracciando una fantastica Gibson Les Paul Gold Top. Riff continui e fraseggi delle due chitarre, con repentini rimandi uno con l’altro, e la stessa cosa fanno i due batteristi che alternano ritmi e rullate in continuazione fino alla fine dello spettacolo, tra gli applausi degli spettatori entusiasti.
I cinque concludono e, abbracciandosi, salutano il pubblico inchinandosi sul proscenio e ricevendo entusiastiche approvazioni. Qualcuno ha provato a chiedere un altro brano, ma troppo timida mi è sembrata la richiesta di un “one more time” e così il concerto finisce ed i nostri musicisti si concedono pazientemente ai tanti selfie che vengono richiesti nel mentre svolgono il loro lavoro di merchandising.
Prima di andar via voglio comprarmi il CD dei Superdownhome e lo faccio perché mi va comunque di premiare il coraggio di due ottimi musicisti che mi sono piaciuti molto.
Alla prossima occasione quindi e sempre da entusiasta spettatore di musica…
Galleria fotografica a cura di Tonino Novelli