Un ritorno in grande stile per la band capitanata dall’estroverso ed imprevedibile Justin Hawkins. Ad Avezzano, i The Darkness, in occasione del Kimera Rock non hanno deluso le aspettative dando uno spettacolo degno della loro fama. Una band che sembra finalmente aver ritrovato estro ed equilibrio dopo periodi decisamente difficili
Fa sempre piacere rivedere una grande band come The Darkness, finalmente ritrovata. Il periodo di buio è passato, quel 10 ottobre 2006, quando il giornale britannico The Sun annunciava che Justin Hawkins avrebbe lasciato la band per trascorrere un periodo di disintossicazione da abuso di cocaina ed alcol, seguendo ad esso lo scioglimento temporaneo della band, è acqua passata, un lontano e triste ricordo.
Justin Hawkins, Daniel Hawkins, Ed Graham e Frankie Poullain, riunitisi nuovamente nel 2011, dal 2014 sono stabilmente insieme, senza nuovi colpi di scena o capovolgimenti di fronte, ritiri e rientri o particolari scossoni e da poco hanno accolto in formazione Rufus Taylor alla batteria. Un’eredità pesante la sua,in quanto figlio di Roger Taylor, batterista dei Queen, pesante quasi come quella di Zack Starkey (figlio di Ringo Starr, ed ex batterista degli Oasis, ora in forza all’attuale formazione degli Who)
Al Kimera Rock, i The Darkness erano attesi come gruppo mainstream dell’attuale edizione, la tappa (unica italiana in programma in estate), era inserita nel tour a supporto di “Last of Our Kind“, il loro ultimo album. Essendo l’unica data italiana non poteva che vedersi le file enormi di fan provenienti da tutta la penisola, molti dei quali accampati la attorno al polo fieristico della cittadina di Avezzano sin dai giorni precedenti all’evento.
Una serata, quella del Kimera Rock di Avezzano, iniziata con le esibizioni dei gruppi spalla: Noise Pollution, Hangarvain e Double Malt. Poi al calare delle tenebre, l’arrivo sul palco degli attesissimi The Darkness. Un sogno che per molti si avverava nel vederli li dal vivo. La maggior parte della gente che era li si aspettava un grande live show. E così è stato.
Justin Hawkins ormai appare completamente riabilitato: ha energia e simpatia da vendere e sul palco è instancabile. Certamente non potevano esserci i The Darkness senza di lui, senza il suo istrionismo, la sua fantasia, il suo modo di porsi al pubblico. Facciamo un paragone un po’ scomodo, ma siccome ora alla band si è aggiunto Rufus Taylor, figlio di un membro dei Queen, il pensiero va a un altro grande frontman il quale da solo rendeva il 90% della band: Freddie Mercury. Intendiamoci, non vogliamo dire che Justin Hawkins sta ai The Darkness come Freddie Mercury sta ai Queen. Queste equazioni vanno bene per la matematica, non per il rock!
Ma vedere come Justin sa tenere in pugno il suo pubblico, come sia capace di divertirsi e divertire senza stancare mai, e senza stancarsi mai… con il suo istrionismo, la sua teatralità, il suo trasformismo ed il suo carisma, beh, un po’ le immagini un po’ sbiadite dei vecchi concerti mastodontici dei Queen con Freddie ci tornano familiari.
Nel complesso, la band ha saputo dare vita a un grande concerto, uno show davvero intenso. Molti i brani proposti dall’ultimo album come “Barbarian“, “Roaring Waters“, “Mudslide” (tuttavia assente nella setlist del concerto la hit “Open Fire” e larghissimo spazio ai brani dei primi due album storici, quelli che contenevano hit come “I Believe In A Thing Called Love“, “Stuck In A Butt“, “One Way Ticket To Hell” e “Love On The Rocks“, quest’ultima a chiudere tra il delirio del vasto pubblico presente, l’intero concerto.