Un Festival appena concluso che gli ha regalato il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, ed un film, “Ghiaccio”, con il suo esordio alla regia, che ha sbancato i botteghini nei tre giorni di programmazione nelle sale, entusiasmando anche la critica
Poliedrico, impegnato, profondo, Fabrizio Moro è riuscito sin da subito a fare quasi un miracolo, quello di riportare il cantautorato impegnato in vetta alle classifiche. Un genere ormai, quasi abbandonato, ristretto a delle nicchie di appassionati sempre più sottili, orfano dei suoi padri nobili (De André, Battiato, Lolli, Rino Gaetano), abbandonato da chi vi ha preferito il più comodo mainstream, per i quali è sempre meglio non far nomi per non fare torto a nessuno, o da chi magari si è purtroppo dovuto arrendere agli anni ed ora coltiva altri interessi, o si gode più semplicemente il meritato riposo.
Fabrizio Moro, ancora giovane e sconosciuto, nel 2007, vinse la sezione nuove proposte del Festival di Sanremo con “Pensa”, un brano che parla di mafia, usando un linguaggio direttamente rivolto ai giovani, invitandoli a non cedere al regno del terrore imposto dalla malavita organizzata “Pensa, prima di sparare pensa, prima di dire di giudicare pensa, che puoi decidere tu, resta un attimo di più con la testa tra le mani”, recitava il testo di del brano, un concetto rivoluzionario nel raccontare questi temi attraverso le canzoni.
Insieme ad Ermal Meta vincerà poi nel 2018 il Festival di Sanremo con “Non mi avete fatto niente”, pezzo ispirato dai gravi attentati terroristici che imperversavano in Europa in quel periodo, e nel giugno dello stesso anno tiene il suo primo concerto allo Stadio Olimpico di Roma.
Da un autore così intenso ti aspetti sempre il passo falso, che tuttavia Moro non ha mai fatto, semmai l’ha fatto chi non lo ha capito ed ha voluto boicottare parte della sua carriera, perché considerato a volte un po’ “scomodo” o comunque “troppo libero” per un certo mercato musicale, che di libertà espressiva proprio non ne vuole sapere. Ma Fabrizio è andato avanti sempre per la sua strada, il suo film, “Ghiaccio”, così come “Sei Tu”, la canzone portata al Festival di Sanremo quest’anno, si ispira un po’ alla sua stessa vita di ragazzo della periferia romana più estrema, appassionato di musica, con una lunga gavetta alle spalle; i primi successi, le prime difficoltà, la voglia sempre di riprendersi la vita per mano e di lanciare il cuore oltre l’ostacolo con nuove idee e nuovi progetti.
La pandemia da Covid-19 gli è servita per reinventarsi ancora una volta. Così l’idea di raccontare una storia, non attraverso una canzone, ma attraverso un film, o meglio attraverso entrambe. “Sei Tu” è il tema centrale di “Ghiaccio” (diretto insieme ad Alessio De Leonardis, con Giacomo Ferrara, Lidia Vitale e Vinicio Marchioni tra i protagonisti), “il testo nasce mentre stavo scrivendo la sceneggiatura del mio primo film da regista […], mi è stato ispirato dalla storia d’amore fra i due protagonisti principali”, ha dichiarato in una intervista rilasciata al settimanale Tv Sorrisi e Canzoni. Ma la cosa che ci interessa maggiormente è l’uscita del suo nuovo album “La Mia Voce”, suddiviso in due EP: la prima parte uscita il 4 febbraio, la seconda ad ottobre, contenente sei nuove canzoni, scritte e composte durante le riprese di “Ghiaccio”. Oltre la già citata “Sei Tu”, la title track “La Mia Voce”, che apre anche l’EP, quindi i brani “Oggi”, “Era Bello”, “Le Cose che hai da dire” e “Continuare a cercare”, un racconto in musica della storia di amore e riscatto sociale di “Ghiaccio”.
Sei brani tra rabbia e sentimento, nel più classico stile di Fabrizio Moro fatto di poesia in salsa pop rock e punk.
La prima parte dell’album “La mia voce’” di Fabrizio Moro è disponibile in CD e Vinile su Amazon (qui), in streaming su Amazon Music Unlimited (sottoscrivendo un abbonamento qui) e Apple Music (qui).
Foto copertina di Debora Tofanacchio
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Grande dany