Quinto ed ultimo Festival per Amadeus e il suo fido socio Rosario Fiorello, caratterizzato da ascolti record e qualche polemica di troppo. Torna a vincere una donna, dopo l’ultima vittoria di Arisa nel 2014, come donne sono tutte le vincitrici dei premi di categoria di questa edizione
Si conclude nel segno delle donne la settantaquattresima edizione del Festival di Sanremo, condotta e diretta artisticamente per il quinto anno consecutivo da Amadeus, ormai quasi sicuramente giunto alla sua ultima conduzione e direzione della manifestazione canora.
Se fin dall’inizio si pensava ad una grande performance di Angelina Mango, col passare dei giorni, le possibilità di giocarsi la vittoria finale, con il brano “La Noia“, sono diventate sempre più concrete. Il pubblico dell’Ariston, la sala stampa ed una potentissima fanzone della figlia del grande Pino, l’hanno accompagnata trionfalmente verso questo risultato, rimasto comunque in bilico fino a notte fonda, quando, complice un enorme afflusso di voti tramite telefono ed SMS, i dati definitivi non riuscivano ad essere comunicati.
La classifica parziale all’inizio dell’ultima serata, vedeva in testa un sorprendente Geolier, amatissimo e seguitissimo rapper napoletano, come Angelina Mango alla sua prima partecipazione al Festival, e come Angelina esponente dell’universo al quale le ultime edizioni di Sanremo si sono rivolte, quello della Generazione Z, dei nativi digitali, i giovanissimi, mai come in questi ultimi anni attratti da ciò che un tempo veniva considerato un vecchio e decadente carrozzone, non più in grado di stare al passo coi tempi e incapace di rappresentare la contemporaneità della musica italiana.
La vittoria di Geolier nella serata delle cover, che ha visto il pubblico dell’Ariston abbastanza contrariato e la momentanea prima posizione a inizio serata finale, sembrava sparigliare le carte e mettere in discussione le vittorie molto più quotate di Annalisa e della stessa Angelina Mango. Del resto “I’ pe’ me tu pe’ te” di Geolier, è un brano figlio del suo tempo, di questo tempo. Figlio di un modo nuovo di fruire la musica, attraverso le piattaforme digitali. Come tanti brani della scena hip hop, rap e trap contemporanea, è pensato per la rete, pensato per la Gen Z e la successiva Gen Alpha, i nati a inizio degli anni ’10 del ventunesimo secolo, in poche parole quelli che ora muovono il mercato musicale attraverso le piattaforme. Rappresenta quell’onda dirompente, contro la quale persino gli artisti figli delle TV, e quindi dei talent, amati e odiati anche loro, protagonisti indiscussi in anni recenti, sembrano già vecchi anche loro, appartenenti a qualcosa di superato, in un tempo e in un mondo che corre a velocità impressionanti, dove tutto, come inclusa la musica, invecchia rapidamente, passa di moda in un lampo, scorre via senza lasciare traccia del suo passaggio. Ed è così che anche le tre regine della musica italiana nell’apogeo dell’ era di “Amici” e dei talent show, presenti al festival, Annalisa, Emma e Alessandra Amoroso, che pur presentavano tre ottimi brani, si sono trovate davanti a qualcosa di completamente nuovo, che di fatto ha azzerato ogni previsione di facili vittorie finali per loro.
La bravissima e sorprendente Angelina, figlia dell’indimenticabile Pino Mango, alla fine c’è l’ha fatta, ma Geolier ha venduto cara la sua pelle, grazie alla sua numerosissima ed agguerrita base, rischiando di fare il colpaccio, piazzandosi in seconda posizione e relegando sul gradino più basso del podio, la reginetta dei tormentoni Annalisa con la sua “Sinceramente” destinata a diventare la sua ennesima hit. A seguire ai piedi del podio “Casa Mia” di Ghali, e Irama con “Tu No” a chiudere la top five.
Delusione per Alessandra Amoroso che con “Fino a qui“, si ferma alla nona posizione, dopo che arrivava per la prima volta al Festival con l’aurea della favorita numero uno e dopo quindici anni di strepitosa carriera ai massimi livelli. Mentre una straordinaria Loredana Berté, giunge settima, dopo aver chiuso la prima sera in testa grazie al voto della sala stampa. “Pazza” il suo brano rock, apprezzatissimo dal pubblico in sala, vince il premio della critica che porta il nome della sorella scomparsa, l’indimenticabile Mia Martini. Se vogliamo forse il premio più bello per lei, che più volte in questo Festival ha esternato la sua commozione di fronte all’immenso amore e affetto del pubblico per lei, che in tutti questi anni di carriera non è mai mancato. Loredana si è confermata, se mai ce ne fosse stato bisogno, di essere da sempre l’unica vera leonessa del rock italiano.
Giunge addirittura quattordicesima Emma con il brano “Apnea“, un ballabile dal ritmo incalzante, destinato anch’esso a diventare un tormentone. Tormentone di certo lo sarà anche il brano dei The Kolors (sedicesima posizione per loro), “Un ragazzo una ragazza“, con le stesse dinamiche di “Italodisco” della scorsa estate, partito in sordina per poi esplodere come una supernova, stracciando tutte le classifiche di playlist on air radiofoniche. Un modus operandi probabilmente per i The Kolors.
Quindi cosa rimarrà di questo Festival di Sanremo 2024?
Di certo i tanti record abbattuti, dal più social, a quello con la fascia di età più bassa di ascoltatori medi, dal più visto sin dall’edizione del 1995, a quello con lo share più alto. Nel contesto si è trattata di una buona edizione, come nella tradizione importata da Amadeus in questi cinque anni, un festival di popolo, che guarda a tutte le fasce di età, dove si cercano punti d’incontro tra generazioni diverse. Il momento culminante di questa linea artistica lo si è avuto forse proprio nella serata dei duetti di questa ultima edizione, con il duetto di Roberto Vecchioni ed Alfa, duetto di un’intensità e di una bellezza straordinaria, qualcosa di veramente importante nella storia della musica italiana, che forse i più non hanno compreso:il Maestro Vecchioni che affida ad Alfa, artista della nuova generazione, il compito di scrivere gli ultimi versi di “Sogna Ragazzo Sogna“, realizzando quell’invito rimasto in sospeso sin dal 1999, quando il Maestro Vecchioni ha regalato al mondo questo meraviglioso pezzo chiudendo con le parole: “Sogna, ragazzo, sogna. Ti ho lasciato un foglio, sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu” Un passaggio di testimone alle nuove generazioni alle quali Vecchioni si è sempre un po’ rivolto, struggente e magnifico. Una perla in questa edizione.
Resterà il grande messaggio di dignità e di coraggio del Maestro Giovanni Allevi, nel suo monologo sul significato delle cose importanti della vita, riscoperte dopo una lunga lotta contro una difficile malattia che lo ha costretto a stare lontano dal palcoscenico per oltre due anni. Un momento bellissimo e profondo, purtroppo oscurato da stupide e sterili polemiche portate allo sfinimento sul balletto di John Travolta, tipiche del tempo dei social, dove la superficialità regna sovrana.
Tornando alle canzoni e ai premi, va ricordato il premio intitolato a Sergio Bardotti a “Mariposa” di Fiorella Mannoia, come miglior testo, brano coraggioso che parla di consapevolezza femminile contro la violenza di genere. Sicuramente un premio che sarebbe stato giusto consegnare ex aequo, a nostro avviso, insieme a “Casa mia” di Ghali, per il suo crudo messaggio contro ogni guerra.
Per quanto riguarda gli altri brani siamo pronti a scommettere anche su “Onda Alta” di Dargen D’Amico, (ventesima posizione), sui sorprendenti Ricchi e Poveri e la loro “Ma non tutta la vita“, Alfa con “Vai” e ovviamente il sempre valido Mahmood con “Tuta gold” (sesto in classifica finale). Diodato, Irama e Gazzelle e i soliti inossidabili Negramaro “Ricominciamo Tutto”, saranno sicuramente tra i più gettonati per San Valentino e le altre occasioni “romantiche”, i loro brani sono destinati a rimanere, insieme a quello di Alessandra Amoroso, per qualcuno rimanere per tutta la vita. Quanto a Il Volo e al loro “Capolavoro”, giunti ottavi, è difficile pensare a grandi risultati in termini di passaggi radiofonici e piattaforme, ma loro guardano da sempre ad altri tipi di mercati discografici, quelli che solitamente odorano di vinile, e che sono spesso, molto lontani da quello italiano. Ma come sempre avviene, ogni previsione, è destinata ad essere sconfessata. Incluse quelle fatte sin qui.