A conclusione della trentaduesima edizione del Porretta Soul Festival tiriamo le somme sulla kermesse che, anche questโanno, ha fatto vibrare le corde del cuore a tutti gli amanti della musica soul
Un record di presenze che si รจ potuto toccare con mano, allorchรฉ abbiamo tentato di camminare lungo le strade della cittadina dellโAppennino bolognese.
Ci avvaliamo questa volta della collaborazione di un grandissimo conoscitore della musica quale Luciano Federighi, che ci ha consegnato questa piccola perla, che con piacere pubblichiamo.
“Alcuni momenti particolarmente vibranti del festival soul di Porretta Terme, che ha superato i trent’anni di vita: non ci sono piรน, ahimรจ, per motivi in gran parte generazionali, i formidabili maestri che lo hanno frequentato (Rufus Thomas, naturalmente, che ha dato il nome al parco dove si tengono le serate, e poi Wilson Pickett, Isaac Hayes, Ollie Nightingale, James Carr, Percy Sledge, LaVern Baker, e tanti altri – certo, magari Irma Thomas e Mavis Staples potrebbero tornare) ma le voci e la musica ancora, pur tra inevitabili alti e bassi, ispirano. Ecco alcune “highlights”: la prima foto illustra Leon Beal, bostoniano con radici nella Florida rurale, che dร una potente versione di “None of Us Are Free“, legato a registrazioni di Ray Charles e di Solomon Burke (ci sono echi di Solomon nel suadente e veemente bostoniano);
la seconda, scattata durante le prove, mostra lo stesso Leon in un incandescente duetto con Curtis Salgado su “Ain’t That Good News” di Sam Cooke (bello, tra parentesi, il nuovo murale dedicato a Cooke nel vicolo dove si trova il piccolo museo del soul); la terza e la quarta foto presentano il versatile Salgado, creatura di Portland, Oregon, armonicista e veemente shouter soul-blues che canta un suo gustoso e arguto pezzo originale, “Walk a Mile in My Blues” (con allusioni al classico di Joe South che ha “shoes” in luogo di “blues”) e il meraviglioso “I Was Born All Over” del suo idolo, O.V. Wright; la quinta ritrae la giovane diva soul-blues di Houston, Texas, Annika Chambers, che evoca gli Staples (e ovviamente la sua ombrosa maestra, Mavis) in “City in the Sky“; e l’ultima vede l’incontro tra il veterano di Memphis e sempre emozionante Wee Willie Walker (mirabile il suo “After a While” nella ricca cornice della band di Anthony Paule) e la sua concittadina Wendy Moten in “True Love“, una ballad dagli echi country e soul (non il sempreverde di Cole Porter, ovviamente). La Moten non mi ha entusiasmato nei suoi perlopiรน stridenti (salvo “Ain’t No Way“) omaggi a Aretha Franklin (รจ sempre un’idea azzardata omaggiare Aretha tenendosi troppo vicini al modello: tante volte, nel soul, รจ sottilissimo il filo che separa splendore e mediocritร ), ma in questo pezzo, da lei giร inciso con l’eccellente countryman Vince Gill, l’equilibrio di registri รจ parso singolarmente felice”.
Dopo aver archiviato lโedizione numero trentadue, il format del Porretta Soul Festival di Graziano Uliani si trasferirร a Gran Canaria, sulla spiaggia di Maspalomas, dal 26 al 28 luglio.
Chiudiamo con una serie di immagini scattate durante le quattro serate del festival (tutte le foto sono disponibili sulla nostra pagina Facebook).