L’edizione 2022 del Festival della Canzone Italiana ha incoronato Mahmood e Blanco con il brano “Brividi”, ma il vero vincitore morale e forse anche di più è Gianni Morandi e la “vecchia guardia”
Mahmood e Blanco hanno vinto Sanremo 2022 già dal primo giorno, neanche fossero stati come Bugno al Giro d’Italia del 1990, quando agguantò la maglia rosa alla prima tappa per non lasciarla fino alla fine. Con “Brividi” hanno messo d’accordo tutti o quasi, caso più unico che raro nella storia della manifestazione; è una canzone sicuramente bella, anche se non la più bella, forse, più che altro impreziosita dalla voce di Mahmood, al suo secondo trionfo sanremese, cantante dalle indiscusse qualità.
Certo che passare dalla vittoria dei Måneskin che nella passata edizione hanno fatto venire giù il teatro Ariston a quella di Mahmood e Blanco che hanno proposto questa ballad abbastanza mielosa da risultare anche soporifera per certi versi, è alquanto schizofrenico.
Tuttavia ci poniamo davanti al più classico dei brani sanremesi che poi alla fine va a vincere. Canonico al punto giusto, che parla di sentimenti, veri e profondi. Se l’anno scorso i Måneskin hanno rappresentato l’eccezione, quest’anno si è tornati nei ranghi, e ha vinto la classica canzoni che ti aspetti.
Ed è interessante che poi alla fine a proporre un classico brano d’amore, alla maniera che si vuole al Festival di Sanremo, siano due idoli dei giovanissimi, mentre l’elemento di rottura alla tradizione è stato rappresentato da Gianni Morandi, “eterno ragazzo” dal 1962, cioè da quando cominciò la sua intramontabile carriera musicale. Il pezzo “Apri Tutte le Porte”, scritto da Lorenzo Jovanotti, con il quale ha duettato e vinto nella serata delle cover, è dotato di una carica pazzesca e coinvolgente come pochi, ha già l’aria del tormentone che ci porteremo fino alla prossima estate, e che balleremo (sempre se sarà permesso) nelle discoteche e sulle spiagge. Insomma, qualcosa di più adatto al Festivalbar, se ce ne fosse ancora uno. I giornalisti accreditati hanno gradito al punto di conferirgli il “Premio Sala Stampa-Lucio Dalla” del Festival (un onore immenso per lui, che di Lucio è stato un grandissimo amico, ricevere il premio che porta il suo nome). Morandi sin dalla seconda serata è stato sempre in gara e fino all’ultimo la sfida è stata con la canzone vincitrice e con “O forse sei tu” di Elisa, arrivata poi seconda.
Una gara a tre sin da subito, poche volte in passato, la cerchia delle canzoni potenzialmente vincitrici è stata così ristretta. Meno scontato il fatto che “la vecchia guardia” ovvero i cantanti appartenenti alla vecchia generazione, fosse alla fine la grande protagonista di questo Festival. Nelle ultimissime edizioni, abbiamo visto partecipare quasi esclusivamente cantanti emersi da talent show, usciti da YouTube, o che comunque hanno iniziato la loro carriera musicale ad alti livelli nelle ultime due decadi. In mezzo qualche outsider della vecchia generazione (a volte Orietta Berti, a volte Rita Pavone ecc.), mai però presi seriamente in considerazione per la classifica finale o per la vittoria di qualcuno dei premi della critica. In questo Festival, oltre al già citato Morandi, anche Massimo Ranieri, più relegato al passato e a un suo pubblico d’antan, ha conquistato un non scontato ottavo posto (arrivando per esempio davanti ad Achille Lauro, Aka 7Even o Michele Bravi), prendendosi un meritatissimo “Premio della Critica-Mia Martini”, con la sua “Lettera al di la del mare”, brano da un forte significato e dal testo sublime. Un po’ più indietro Iva Zanicchi, l’Aquila di Ligonchio, classe 1940, con il brano “Voglio Amarti” ha dimostrato di avere un voce straordinaria, di saper emozionare, incantare ancora. La classe non è acqua, vedasi la sua interpretazione di “Canzone” di Don Backy, nella serata delle cover, che ha scatenato una standing ovation del pubblico dell’Ariston.
Seconda classificata, Elisa, che forse meritava la vittoria, la sua era una canzone bellissima ed eseguita magistralmente da lei che è sicuramente una delle più belle voci femminili da più di venti anni a questa parte. Elegante e raffinata ha ricevuto dalle mani del direttore musicale del Festival Leonardo De Amicis il “Premio Bigazzi”, per la migliore composizione musicale. Poi come sempre, dopo Sanremo, c’è sempre il responso delle vendite e dei passaggi radiofonici, e c’è da aspettarsi molto su questo lato.
Deludono Giusy Ferreri e Le Vibrazioni, questi ultimi hanno omaggiato il batterista Stefano D’Orazio con il volto del batterista dei Pooh disegnato sulla gran cassa della loro batteria. Da loro ci si aspettava qualcosa di meglio. Delusa forse un poco lo è anche Noemi, che arriva solo quindicesima con “Ti amo non lo so dire”. Fabrizio Moro con “Sei Tu” vince il premio per il miglior testo, ma arriva solo dodicesimo. Che altro dire? Achille Lauro. Si è battezzato e ne siamo tutti contenti, di innovativo, di provocatorio, di memorabile per lui in questa edizione resterà ben poco, rispetto al passato. La Rappresentante di Lista con “Ciao, ciao”, forse se la batterà con il pezzo di Morandi, sulle piste da ballo, si classifica settima, forse meritavano di più, magari il quinto posto andato a Sangiovanni, o il quarto andato invece a Irama. Una menzione speciale per finire, va fatta, a Giovanni Truppi, il vero alieno di questa edizione, un vero esponente della musica indipendente, uno che viene dai concerti nelle sezioni di partito o nei centri sociali, quasi un animale in via d’estinzione, da proteggere assolutamente. Vestito solo di jeans e canottiere, rifiutando di indossare i capi delle grandi case di moda che hanno messo a disposizione dei vari artisti partecipanti, ha portato un brano scritto con Pacifico, Niccolò Contessa de I Cani, Giovanni Pallotti e Marco Buccelli, “Tuo Padre, tua Madre, Lucia”, il racconto sull’amore, visto attraverso le persone più care di un uomo: i propri genitori e la propria figlia. Troppo profondo e troppo di nicchia, come troppo bello. Poi indimenticabile l’interpretazione di “Nella mia ora di libertà ” del grande Faber con Mauro Pagani e Vinicio Capossela e con un arrangiamento che sarebbe piaciuto anche allo stesso Fabrizio De André.
Di seguito la classifica finale della 72esima edizione del Festival di Sanremo.
1 – Mahmood & Blanco, Brividi
2 – Elisa, O forse sei tu
3 – Gianni Morandi, Apri tutte le porte
4 – Irama, Ovunque sarai
5 – Sangiovanni, Farfalle
6 – Emma, Ogni volta è così
7 – La Rappresentante di lista, Ciao ciao
8 – Massimo Ranieri, Lettera di là dal mare
9 – Dargen D’Amico, Dove si balla
10 – Michele Bravi, Inverno dei fiori
11 – Matteo Romano, Virale
12 – Fabrizio Moro, Sei tu
13 – Aka 7Even, Perfetta così
14 – Achille Lauro, Domenica
15 – Noemi, Ti amo non lo so dire
16 – Ditonellapiaga e Rettore, Chimica
17 – Rkomi, Insuperabile
18 – Iva Zanicchi, Voglio Amarti
19 – Giovanni Truppi, Tuo padre, mia madre, Lucia
20 – Highsnob & Hu, Abbi cura di te
21 – Yuman, Ora e qui
22 – Le Vibrazioni, Tantissimo
23 – Giusy Ferreri, Miele
24 – Ana Mena, Duecentomila ore
25 – Tananai, Sesso occasionale
Ed i premi speciali
– Sala Stampa Radio, Tv e Web “Lucio Dalla” a Gianni Morandi, Apri tutte le porte
– Miglior Testo “Sergio Bardotti” a Fabrizio Moro, Sei tu
– Miglior Composizione Musicale “Giancarlo Bigazzi” ad Elisa, O forse sei tu
– Premio Lunezia per il valore musical-letterario del brano: già assegnato a Giovanni Truppi prima del Festival
– Premio della critica Mia Martini a Massimo Ranieri, Lettera di là dal mare