Come è già accaduto in passato, gli artisti della scena musicale internazionale, levano forte la loro voce contro il conflitto in Ucraina, a difesa dei valori della pace e della fratellanza mondiale
Successe già in occasione della guerra del Vietnam, poi ancora contro la guerra del Golfo nel 1991, e sempre ogni volta che nel Mondo c’è una popolazione che soffre a causa di un conflitto, la musica scende in campo, incapace di contemplare la guerra come strumento per la risoluzione di dispute territoriali, questioni economiche, divisioni etniche o religiose.
La musica è da sempre schierata a favore della pace, della fratellanza mondiale. La musica, un po’ come lo sport, è una delle poche cose al Mondo che unisce di più. Anche in occasione del conflitto in Ucraina, molti artisti hanno deciso di intraprendere delle iniziative a sostegno di chi sta soffrendo ed esprimere la vicinanza, alle vittime più indifese di questo e di ogni altro conflitto: i bambini e le donne.
Proprio qualche giorno fa Elisa ha pubblicato sul suo profilo social (clicca qui per visualizzare il video) una rivisitazione del brano “Zombie” dei Cranberries, dedicato in maniera particolare alle persone che sono state arrestate in Russia, dalla polizia, perché in aperto dissenso contro l’intervento militare in Ucraina.
Patti Smith, da sempre fortemente impegnata in difesa dei diritti umani ha recentemente tenuto presso il City Winery di New York un concerto insieme alla band gypsy-punk statunitense Gogol Bordello, un concerto a favore dell’Ucraina che ha visto la presenza di numerosi ospiti, tra i quali Suzanne Vega e durante il quale ha eseguito unplugged l’inno nazionale ucraino.
Sting, sui propri canali social ufficiali, ha reso disponibile una nuova versione del suo classico del 1985 “Russians” in supporto alla popolazione di Kiev affermando quanto segue: “Ho cantato questa canzone molto raramente da quando è stata scritta, perché non avrei mai pensato che sarebbe tornata attuale. Purtroppo, alla luce di quanto sta succedendo, ha dovuto recuperare questo classico per lanciare un appello alla nostra comune umanità“.
Gene Simmons dei Kiss ha esortato tutti gli artisti a cancellare date dei loro tour previsti in Russia, e l’appello sembra aver avuto l’effetto sperato, visto che una dopo l’altra sono state cancellate le tappe russe dei tour, tra gli altri di Iggy Pop, Franz Ferdinand, Green Day, Måneskin, Nick Cave, Slipknot e Iron Maiden. Quasi tutte le cancellazioni dei tour sono state corredate da messaggi specifici che hanno preso una netta distanza da quanto sta accadendo, rinnovando appelli alla pace e alla distensione e dichiarando vicinanza a coloro che stanno soffrendo in questo momento.
Nette prese di posizioni anche da Madonna, Elton John, Lenny Kravitz, Miley Cyrus, Rammstein e Peter Gabriel. Ovviamente non poteva mancare Roger Waters, una delle voci critiche più rigorose del mondo della musica, artista tra i più critici contro il sistema, uno che l’incubo della guerra l’ha sempre portato dentro, attraverso la figura paterna mai conosciuta, in quanto il padre Fletcher morì durante la seconda guerra mondiale e il suo corpo non fu mai ritrovato. Di questa assenza Waters ne fece il capolavoro sull’incomunicabilità di “The Wall”, ma anche una sua battaglia personale contro il mercato delle armi e un certo tipo di politica.
L’ex Pink Floyd non le ha certo mandate a dire a Putin, ma ha anche criticato l’Occidente, per la scelta da lui definita folle di alimentare il conflitto con la fornitura di armi all’Ucraina. Gilmour e Mason a loro volta hanno preso una decisione molto dura, quella di togliere tutto i loro brani dai cataloghi delle piattaforme streaming in Russia.
E se in Italia c’è chi come La Rappresentante di Lista ha proposto l’idea di un mega-concerto con tutti gli artisti italiani per raccogliere fondi da destinare alla popolazione ucraina, c’è anche chi è passato subito dalle parole ai fatti. Elodie ha infatti già deciso di destinare tutti i ricavati del singolo “Bagno a Mezzanotte” all’associazione Save The Children a sostegno dei bambini, vittime più indifese di ogni guerra.
Dal fronte degli artisti russi, gran parte dei quali contro la guerra, l’impegno maggiore viene dalle celeberrime Pussy Riot, collettivo femminista, ma anche punk rock band, schierata apertamente contro l’attuale governo russo, ha raccolto quasi sette milioni di dollari in donazioni attraverso una cripto-opera, che rappresenta la bandiera dell’Ucraina, messa all’asta sulla piattaforma PartyBid. I proventi saranno interamente devoluti per l’assistenza medica alle vittime della guerra.