Un concerto eccezionale, a tinte forti, colmo di energia allo stato puro. Due anni lontano dai live, che mancavano per i FolkStone, ma che sono stati recuperati in poche ore, in un concerto davvero di grande rilievo. A caricare il pubblico intervenuto all’Orion, i fantastici Nanowar Of Steel… che il feudalesimo sia la via e la forza d’urto del rock!!!
Dalle oscure valli… Oltre l’Abisso! I FolkStone guidano la loro Prua contro il Nulla. Una prua che cerca la via d’uscita da un mare arido di novità musicali, appiattito dal mercato discografico pieno di navi fantasma decadenti ridotte ombre di se stesse, così come si sono ridotte le major. Il nulla della musica italiana d’oggi contro il quale si scagliano con tutta la loro energia i ragazzi bergamaschi, con il loro medieval rock di altissimo livello. La prua contro il nulla delle “immondizie musicali” ricordate anche da un Battiato d’annata. Gaite, cornamuse, arpe, ghironde, liuti, flauti e bombarde che si uniscono a bassi elettrici, batteria e chitarre pronte a dare il massimo.
Il medioevo che torna, meno oscuro di quanto si creda, forse più illuminato del mondo di oggi. Così sembrano pensarla i Nanowar Of Steel, fantastica band d’apertura della serata che hanno caricato la gente nella notte dell’Orion, la notte del 28 novembre con il loro inno al feudalesimo, l’inno di “Feudalesimo e Libertà“. Ma non solo, i Nanowar Of Steel ci hanno dato dentro con i brani dell’ultimo loro album thrash “A Knight at the Opera“, proprio di quest’anno dal quale sono stati estratti alcuni dei pezzi più cool del gruppo, vere esternazioni in grande stile che ostentano una forte critica verso la società opulenta di oggi ed una voglia di andare sempre oltre le righe. Ne è un esempio il brano “Giorgio Mastrota” dedicato al noto televenditore delle reti Mediaset, icona del consumismo come lo sono i venditori e le pubblicità in generale. Maschere, trucchi, gag, ironia allo stato puro, per scatenare il pubblico, irrorandolo di forti dosi di power metal, speed rock a velocità supersonica e delirante thrash metal, concedendosi un lasso di pop, sempre dal gusto goliardico del brano “A Cena da Gianni” e correre ancora verso il lato oscuro della musica, mascherandosi da barbagianni, come ha fatto il cantante Potowotominimak ne “Il Cacciatore Della Notte “, facendo entrare un po’ di satira politica quando basta, per provare a riderci su ne “Forest of Magnaccions ” (che viene poi mixata magistralmente con i brani popolari romani in versione hard rock “La Società de Li Magnaccioni” e “‘Na gita a Li Castelli”. La conclusione del loro turno non poteva che essere affidata al capolavoro della loro genialità, il loro primo grande successo da sempre piatto forte (è proprio il caso di dirlo) di ogni loro concerto “Master Of Pizza”.
Dopo il delirio di potenza sonora Nanowar Of Steel , arrivano gli attesissimi Folkstone. Atmosfere tra il gotico ed il medievale, i Folkstone sono la band medieval rock per eccellenza in Italia, oltre che di eccellenza vera e propria. Straordinari come pochi, uniscono magistralmente elementi provenienti dalla tradizione folk e dalle sonorità rock/metal con testi spesso introspettivi, ma assolutamente di grande impatto.
Decisamente fuori dai ogni canone, liberi di sorprendere, pezzo dopo pezzo, capaci di sfiorare come una linea che crea un punto tangente toccando un cerchio, varie sfumature musicali. Nei loro brani si leggono elementi di gothic rock, progressive folk, celtic rock, scottish , combat folk, gypsy punk e quant’altro; il tutto dosato con perfezione quasi chimica.
Strumenti che ricalcano sonorità dal sapore antico rarefatte con il presente. È una gioia per l’udito più sopraffino…
In giro c’è poco di simile, forse nulla, almeno nel nostro paese. E ciò che si trova in giro oltre i confini nazionale, è scialbo e patetico, dal punto di vista anche del medieval rock, dove spesso gruppi, anche considerati “navi-scuola” del genere, in particolare tedeschi, non sono capaci di rinnovarsi. Molto meglio i Folkstone, mai ripetitivi. I brani eseguiti dalla band hanno davvero qualcosa di magico, soprattutto dal vivo.
Capaci di trasportarci in un mondo fatato, tra cavalieri di cappa e spada, dame, streghe e draghi sputafuoco, i Folkstone sanno anche essere dannatamente attuali. I brani di “Oltre… l’Abisso!” meno metal dei precedenti lavori, ma molto più intensi risentono un po’ di una sorta di inversione di rotta rispetto ai pezzi dell’ultimo album di due anni fa “Il Confine” del 2012. Si punta molto sulle parti vocali di Lorenzo, frontman di questo straordinario gruppo. Ne escono pezzi che già hanno trovato il favore del vasto pubblico che li segue e che numerosissimo è giunto a sostenerli all’Orion: “In Caduta Libera” (cantato a squarciagola da tutti), “Prua Contro il Nulla”, “La Tredicesima Ora” (caratterizzata da una strepitosa intro musicale), “Respiro Avido” (capace di scatenare un pogo esagerato in platea tra i fan).
Poi i brani già “storici” di questa band orobica: “Anime Dannate”, “Nebbie”, “Con Passo Pesante”… ritmi incalzanti scanditi al suono delle cornamuse e dalle bombarde suonate da Matteo, Andreas, Maurizio e Roberta. Flauti e bouzuki suonati anch’essi da Maurizio e rintocchi semplici ed essenziali dell’arpa di Silvia, il tutto a scontrarsi e a fondersi con i suoni più moderni (Luca alla chitarra elettrica, Edo alla batteria e Federico al basso elettrico). È la musica che si inerpica cercando le proprie radici e le proprie dimensioni.
Ogni pezzo anche se può sembrare simile nella struttura, ha un proprio carattere. Questa è la capacità che hanno i Folkstone: non rendersi mai prevedibili. E anche in questa serata, prevedibili non lo sono stati: “In Taberna” uno dei loro primi successi, che il pubblico chiedeva a gran voce non è arrivato.
Una scelta per non essere mai ripetitivi in ogni senso, tagliando quando serve un pezzo, seppur di grande successo dalla scaletta del concerto. Quello che non ti aspetti, ma che succede. Un concerto, quello dei Folkstone all’Orion che ha dimostrato due cose essenziali , due cose che abbiamo notato e che qui riportiamo seguendo il nostro libero arbitrio nello scrivere:
– Gruppi come i Folkstone dimostrano che in Italia si può fare rock di qualità, maturo e versatile, e quindi che non è vero che la lingua italiana per certi versi sia un limite;
– La grande presenza di pubblico, sempre più crescente, dimostra che c’è ancora chi sa ascoltare musica rock di qualità e da un sonoro calcio nel sedere alle radio commerciali, cercandosi la vera musica di qualità da se.
Due cose non da poco, per far rinascere la speranza che la musica italiana vera e di assoluto valore ancora può farcela.
Gruppi come i Folkstone, sono nati in un’era sbagliata, troppo maledettamente lontana da quei favolosi anni Settanta di grande prog italiano d’avanguardia, dove si sperimentava, si proponevano nuove frontiere, riuscendo anche ad avere successo, perché il pubblico capiva e le radio libere anche. Non c’era ancora Maria De Filippi con “Amici” , al contrario c’era Per voi giovani di Renzo Arbore, quella si che era un’altra musica.
Ma chissà che si torni ad apprezzare quella che vale la pena di essere chiamata ancora Musica!
I tanti giovani alla serata dell’Orion del 28 novembre ed il sold out quasi ovunque hanno suonato i Folkstone in questo loro tour, sono segnali che fanno ben sperare.
Galleria Fotografica a cura di Fabio Spagnoletto