L’ex voce dei Dirty Projectors, è arrivata al Monk Club di Roma per presentare il suo album di debutto “The Expanding Flower Planet“. Deradoorian è una musicista californiana che rappresenta una delle espressioni più raffinate dell’experimental rock di ultima generazione
Su di un palco quasi spoglio, minimale, con due microfoni uno di fronte all’altro e tastiere contrapposte ad un tamburo, Angel Deradoorian fa il suo ingresso ed inizia a cantare mentre finisce di sistemare gli effetti collegati alle tastiere e ai campionatori, come fosse la cosa più naturale del mondo.
La raggiunge sua sorella Ariel che gli si pone di fronte con le bacchette in mano ed inizia a battere sul tamburo, Angel gli avvicina il microfono, campiona e mette in loop, cosa che accadrà di nuovo durante gli altri incastri ritmici con tastiera o il basso. Nel loop finisce addirittura il “suono” dello scatto dell’otturatore della fotocamera catturato involontariamente dal microfono.
La voce di Angel si sovrappone come fosse anch’essa uno strumento, una melodia che richiama l’Armenia, il suo paese d’origine. Si inerpica con apparente facilità e con uno stile assolutamente personale su cime complesse e ardite. Gli fa eco sua sorella e in un crescendo sempre maggiore chi ascolta pur non avendo rivolto verso di se lo sguardo di nessuna delle due sorelle verrà ipnotizzato e portato lontano.
Questa in poche parole l’apparentemente semplice costruzione live mattone su mattone dei brani del primo album “The Expanding Flower Planet” di Deradoorian, che riesce a combinare e sperimentare elementi del passato con uno squarcio di futuro, mischiando pop, jazz, psichedelia, musica etnica e inscenandolo come fosse un rituale meditativo.
Si percepisce l’influenza della militanza nei Dirty Projectors, e le collaborazioni con Flying Lotus (da ascoltare “Siren Song“), Animal Collective, Vampire Weekend, The Roots e addirittura Björk e Brandon Flowers.
Galleria fotografica a cura di Fabrizio Di Bitonto