Grande colpo dell’organizzazione per l’edizione di quest’anno, che ha portato nella cittadina laziale una delle formazioni storiche del prog rock italiano. Una folla delle grandi occasioni ha accolto Franz Di Cioccio e compagni, esecutori di uno spettacolo di altissimo livello, come ci si poteva aspettare da questi grandi e intramontabili musicisti
“Non si fa buona musica da ben 52 anni, se non si sta bene insieme”. Non si può non condividere questo pensiero dello storico bassista della Premiata Forneria Marconi, per tutti ormai solo e semplicemente PFM, Patrick Djivas, dichiarato al pubblico del Subiaco Rock & Blues Festival, in occasione del concerto tenutosi lo scorso 11 agosto. Un successo al di là delle più rosee aspettative, e non poteva essere altrimenti, quando si parla di un gruppo del calibro della PFM.
Parliamo del gruppo musicale italiano che ha avuto un ruolo fondamentale nella scena del progressive italiano, influenzando lo stile di numerosi altri complessi dell’epoca e ancora oggi punto di riferimento per molte band emergenti di alternative rock italiane indipendenti. Negli anni ’70 raggiunsero il successo internazionale, diventando la prima band italiana a entrare nella classifica degli album della rivista statunitense Billboard. Il loro album “Storia di un minuto” è considerato un capolavoro del rock italiano. Insieme a Fabrizio De André, nel 1978 realizzarono uno dei sodalizi più importanti mai creati nella musica italiana, attraverso un memorabile tour, nel quale la PFM, grazie all’ingresso del violinista polistrumentista Lucio Fabbri, iniziava a cambiare il suo tratto distintivo, passando dal rock psichedelico all’art rock più sperimentale, con fusion di elementi sempre più evidenti dal jazz, dalla musica classica e dal folk. Di quell’incredibile esperienza rimangono solo tre elementi: Franz Di Cioccio, oggi frontman del gruppo, Patrick Djivas, subentrato nel 1974, e il già citato Lucio “Violino” Fabbri. Franco Mussida, co-fondatore del gruppo insieme a Di Cioccio, decise di abbandonare la formazione nel 2015, per dedicarsi a tempo pieno all’insegnamento della musica presso il suo CPM Music Institute. La scelta di un sostituto degno non fu facile: Mussida è stato autore di molti brani della PFM ed una delle personalità più carismatiche della scena musicale italiana. La scelta è ricaduta su Marco Sfogli, che a molti potrebbe non dire nulla, ma parliamo di un session man di tutto rispetto, apprezzato a livello internazionale. Oltre a lui, dal 2012 la PFM vede alle tastiere, ma anche come seconda voce, Alessandro Scaglione. Dal 2020, inoltre, Eugenio Mori ha sostituito Roberto Gualdi come batterista di supporto.
Con una formazione del genere, che spettacolo ci si poteva attendere? Qualunque attesa è stata ben ripagata. Non solo i cosiddetti nostalgici, i “boomer”, i puristi del rock, quelli che sanno che la grande musica sta da quella parte lì, ma anche i più giovani, e tanti ce n’erano, hanno potuto apprezzare la qualità di quanto esposto. Alla fine, non si potevano conoscere tutti i brani, solo quelli che hanno seguito questa storica formazione potevano godere dell’esecuzione dal vivo della suite “La Carrozza di Hans”, piazzata lì proprio come brano introduttivo di tutto il concerto. Ma “Impressioni di Settembre” ha coinvolto tutti sin dalla prima nota; anche se con un arrangiamento diverso, tutti l’hanno riconosciuta e cantata sin da subito.
Sono brani che fanno parte del bagaglio culturale di tutti noi; anche gli adolescenti, pur non amandola, non possono affermare di non averla mai sentita almeno una volta nella loro vita. Franz Di Cioccio, classe 1946, ha dimostrato cosa possa significare essere veramente rock, e vivere una vita ancora al massimo. Energia pura sul palco; magari la voce non regge più come una volta, ma dietro la batteria è una macchina da guerra come pochi, di un livello difficilmente raggiungibile da altri. Non ce ne voglia il buon Eugenio Mori, bravissimo anche lui, ma la differenza si notava fin troppo quando sedeva lui dietro la batteria, mentre Franz Di Cioccio ricopriva la veste di cantante, e quando invece era Franz a battere il tempo e a scandire il ritmo di pezzi strumentali o cantati con la voce di Alessandro Scaglione, come ad esempio nella travolgente “Celebration (È Festa)”. Ma Franz è pura energia anche in veste di cantante, animale da palcoscenico, incredibile e pazzesco.
Non potevano mancare in scaletta pezzi molto amati dai fan della PFM come “Photos of Ghosts”, “Maestro della Voce”, “Romeo e Giulietta: Danza dei cavalieri” (cover di Sergei Prokofiev), estratto dall’album sperimentale “PFM in Classic: Da Mozart a Celebration” del 2013, dove la PFM rivisita in chiave rock arie e sonate celeberrime del repertorio classico, quindi “Mondi Paralleli”, “Il Respiro del Tempo” e ovviamente due brani, nel bis del concerto, che ricordano l’intramontabile tour con Faber, attraverso le note di “Volta La Carta” e “Il Pescatore”, nella “loro” versione, quella che poi da lì in poi è stata sempre eseguita anche dallo stesso Fabrizio De André, oggi per tutti la versione più famosa e apprezzata del brano del grande cantautore genovese, brano con il quale si è chiuso il concerto.
Infine, un sentito ringraziamento agli organizzatori (The Band) che continuano a proporre ogni anno spettacoli di qualità in modo gratuito.
Galleria fotografica a cura di Mariano Trissati e Tonino Novelli