Per Matteo Gabbianelli e compagni, il ritorno da trionfatori, a Guidonia, in occasione del Nessun Dorma Rock Festival, è stata un’occasione speciale dal sapore diverso. Qui c’era chi li ha visti suonare nei locali, molti anni prima di arrivare sul palco dell’Ariston a Sanremo
La musica? “Sempre figa come sempre“. Lo schema dei kuTso non cambia, e non cambierà mai. Coloro che li hanno visti per la prima volta, nei loro primi concerti dicevano tutti la stessa cosa: “questi qui sono davvero pazzi, ma suonano veramente bene e fanno una musica davvero coinvolgente.”
La cosa più difficile per una band, che dopo una lunga gavetta è arrivata al successo, è quella di confermare la loro bravura. Ai kuTso, questo sta riuscendo bene. Lo scorso 6 giugno è partita da Marina di Camerota (Salerno), la versione estiva del loro “Perpetuo Tour” a sostegno del loro ultimo cd “Musica per Persone Sensibili“, contenente il brano sanremese “Elisa”. Un tour che per tutta l’estate, attraverserà in lungo ed in largo il bel paese, fino a concludersi a Trescore (Bergamo) il 29 agosto.
Ma per Matteo Gabbianelli, Donatello Giorgi, Luca Amendola e Simone Bravi, la serata di Guidonia del 13 giugno non era come le altre. Si tornava li dove c’erano gli amici di sempre, quelli che li vedevano quando suonavano nei locali, quelli che hanno condiviso i primi palchi con loro, ed in alcuni casi sono diventati anch’essi famosi, come nel caso de Il Muro Del Canto, amici da sempre dei kuTso. Daniele Coccia, voce de Il Muro Del Canto, era li con alcuni amici ed elementi del gruppo, tra le prime file. Aveva suonato con la sua band la sera prima, in un concerto suggestivo ed emozionante e pieno di fan. La sera dopo era ad applaudire con altri i suoi amici kuTso.
“È bello tornare qui, dove abbiamo mosso i nostri primi passi, dove ci sono gli amici che ci conoscono da sempre e ci hanno seguito dai nostri primi concerti nei locali“, afferma Matteo dal palco.
Il loro concerto segue in linea generale lo stile goliardico di ogni loro esibizione, con il travestimento giusto al posto giusto e al momento giusto di Donatello Giorgi che per rendere omaggio al Nessun Dorma Rock Festival, entra sul palco con una sagoma del tenore Pavarotti attaccata alle spalle.
Una sagoma pesante e difficile da tenere, soprattutto quando si suona la chitarra, ma Donatello se la tiene per tutto il concerto. Avvicinato a bordo palco, dopo il live, gli domandiamo come fosse nata questa idea della sagoma di Pavarotti.
“Nasce come nasce ogni nostro travestimento. Il festival si chiama Nessun Dorma, allora ho pensato che il miglior modo di omaggiare questo festival fosse questo. Ogni evento mi faccio preparare un costume diverso, ho tanti di quei costumi che va a finire che un giorno li metto su eBay e me li vendo tutti, se va a finire che tra qualche anno non ci si fila più nessuno. Almeno ho modo per continuare a campare“- scherza Donatello Giorgi. Pensavamo tutti che prima o poi te lo toglievi, gli domandiamo, e lui:” Si era difficile, tenerlo, ma ormai ci stavo… me lo sono lasciato tutto il tempo“.
In pochi li avrebbero dati per finalisti nelle Nuove Proposte della 65esima edizione del Festival di Sanremo… eppure si sono portati via un secondo posto tra le nuove proposte ed il Premio Assomusica (l’Associazione Italiana degli Organizzatori e Produttori di Spettacoli Musicali dal Vivo).
Nel 2014 hanno collezionato più di centoventi date in tutta Italia partecipando anche al Concerto del Primo Maggio a Roma e aprendo il concerto di Caparezza in occasione del Postepay Rock In Roma.
In questo loro secondo disco c’è stata una vera “fila” di artisti che hanno voluto collaborare con loro (Alex Britti, Roberto Angelini, Piotta, Pier Cortese, Adriano Bono, Federico “Fefo” Forconi degli Almamegretta, Enriquez della Bandabardò)
Ma non è stato un successo improvviso, dietro c’è stato un lungo lavoro. La popolarità e l’attenzione del dopo Sanremo, non li ha lasciati indifferenti, ma loro amano da sempre fare musica solo per divertimento allo stato puro, e si vede ancora, che suonano per divertirsi. Ora finalmente vi hanno anche sdoganato il nome, chiediamo a Donatello Giorgi, tutti vi chiamano come avreste sempre voluto, i “kaTso” pronunciando la “u” come una “a” e dando quel nome irriverente… e lui ci dice (ma forse c’era un po’ da aspettarselo):
“Per noi il problema del nome non è mai esistito. È vero che ora ci chiamano per la maggior parte delle volte i “kaTso”, ma per noi non è importante come ci chiamano. Siamo contenti che la gente ci segue”- dice, e racconta: “Ci siamo trovati qualche giorno fa ad esibirci dove la maggior parte del pubblico era formata da ragazzi giovanissimi; erano finite le scuole, si festeggiava la fine dell’anno scolastico, erano liceali. È stato incredibile vedere tanti ragazzi liceali che si infervoravano per le nostre canzoni. Le conoscevano tutte. Pensavamo che magari, avessero preferito la musica da discoteca, invece hanno voluto festeggiare con la nostra musica”.
Questo aneddoto, fa capire come Donatello, Matteo, Simone e Luca siano comunque rimasti dei ragazzi semplici ed umili, che alla ribalta mediatica, preferiscono più la consapevolezza di sapere che molti giovani liceali preferiscono ascoltare loro piuttosto che un dj alla consolle di una discoteca. Sapere di essere entrati nel cuore della gente, questo è quello che conta per loro.
Sembra quindi fuori luogo chiedere loro se il successo li ha cambiati, è evidente che non è così, ma fa sempre bene sentirlo dire da loro:
“La fama non ci ha cambiato. Sostanzialmente, siamo contenti della fama, che si parli molto di noi dopo Sanremo, ma continuiamo per la nostra strada, fin quando ci andrà bene “- afferma Donatello Giorgi. Come dargli torto?
La band ha sciorinato una serie dei loro successi più amati, con una scaletta che partiva da “Compro Una Tv” e seguiva con brani storici del loro repertorio, amatissimo dai loro fan più accaniti come “Marzia”, “Eviterò la terza età”, “Via Dal Mondo”, “Tre Anni”, “Aiutatemi”, “Call Center”, alternati agli estratti del loro ultimo album “Musica per Persone Sensibili“, come “Bluff”, “Spray Nasale”, “Io Rosico” e naturalmente “Elisa“.
Nel mezzo tra un brano e l’altro, tanta energia e voglia di divertimento, gag a ripetizione e forte coinvolgimento di pubblico.