“The Elektra Albums” è una raccolta uscita la scorsa estate, e distribuita su etichetta Ace Records, dei due album pubblicati nel 1963 e 1964 da Judy Henske per la Elektra Records
Alta quasi un metro e ottantacinque, specialista nel blues delle case di malaffare appreso dai dischi di Bessie Smith e nelle ballate anglosassoni dal sapore omicida (le famigerate murder ballads) indagate sull’“Oxford Book of English Poetry”, nel 1960 Judy Henske abbandonò il rassicurante e assonnato Midwest per piombare sulla scena intellettuale della Sunset Strip a Los Angeles. Armata di una giacca multitasche per la caccia alle anatre, di un banjo e di una voce tonante, ben presto si impose sui palchi delle caffetterie di West Hollywood come l’Unicorn, dove le toccò il ruolo di apripista e supporter per gli show del leggendario polemista e stand up comedian Lenny Bruce.
Per nulla timorosa del confronto, Judy conquistò il pubblico e creò il suo personaggio. Cantava, improvvisava battute e teneva il tempo pestando il piede così forte da aprire un buco nella pedana di legno del palco. La sua allure e il suo canto di petto, rude ma sexy, definivano una variante di folk nordamericano distinta dal vocalizzo lamentoso e vittimista, tutto di testa, che in quegli anni si affermava grazie a Joan Baez.
Divisa tra la West Coast e il Greenwich Village di New York, amica e partner di Bobby Darin, Woody Allen, Phil Ochs e Tim Buckley, nel 1963 e 1964 Judy pubblicò due long playing per la Elektra Records. Per il primo dei due, in cui si fa accompagnare dall’orchestra diretta da Onzy Matthews, il patron dell’etichetta Jac Holzman pensò a una registrazione che ricreasse l’ambiente live di un cabaret, e chiamò in studio un piccolo uditorio di amici. Nel secondo, l’allora ventottenne ragazzona è con una piccola band che comprende Earl Palmer, batterista di Little Richard e di centinaia di successi di rhythm & blues neorleansiano.
Ristampati dalla Ace Records in un unico album, i due microsolchi sono un’eloquente testimonianza del valore di Judy Henske e non appaiono affatto invecchiati.
Dimostrano, caso mai, che il suo approccio determinato e incalzante al blues e al folk rappresentò un’influenza decisiva su future prime donne come Grace Slick, Mama Cass Elliot, Cher e persino Amy Winehouse.
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