Gli anni passano ma i vecchi leoni del rock ci sono ancora, e anche dopo tanti anni riescono a sorprendere ed emozionare a dispetto dell’avanzare dell’età. Perché proprio in questo sta il segreto del rock!
Con alle spalle quasi cinquant’anni di carriera, e oltre cento milioni di dischi venduti, la band formata da Ian Paice, alla batteria, dal frontman storico Ian Gillan, alla voce, da Steve Morse, alla chitarra, da Roger Glover, al basso, e da Don Airey, alle tastiere, è uno dei gruppi più longevi della storia del rock.
Il concerto al PalaLottomatica di Roma dei Deep Purple ultima data in Italia del loro tour mondiale per promuovere il loro ultimo disco “NOW What?!” uscito nel 2013, ha dimostrato quanto ancora abbiano da dire questi veterani dell’hard rock.
Superfluo fare una qualsiasi introduzione ai Deep Purple, la band col riff più famoso nella storia del rock, quello di “Smoke on the Water” brano che li consacrò nell’olimpo del rock. Non a caso sono stati definiti insieme a Led Zeppelin e Black Sabbath i pionieri dell’heavy metal, e uno dei gruppi più influenti degli anni ’70. (Wikipedia)
Le atmosfere di questo concerto assomigliano molto ad una di quelle ricorrenze nelle quali ci si ritrova con i familiari, e che per tanti motivi non fanno parte della tua vita quotidiana e che magari non vedi o ai quali non pensi, ma che hanno segnato la tua vita. Come un caro zio, quello che quando eri bambino ti trasmetteva le sua passioni.
Un lungo intro strumentale ed eccoli, Roger Glover suona la carica col suo basso gli si affianca Steve Morse e fa altrettanto, ed ecco Ian Gillan, subito fa saltare la folla con “Highway Star” e poi ancora con “Bloodsucker” e “Hard Lovin’ man”.
Su “Strange Kind of Woman” nessuno nel parterre, può evitare di muoversi o ballare. La voce di Gillian ha ancora smalto e la potenza da far rodere di invidia i tanti cantanti di oggi; è inevitabile però che il grande sforzo vocale segni un “contrappasso” sulla sua presenza scenica.
Tutti i componenti riescono a dimostrare appieno la loro caratura tecnica recitando a turno il loro assoli, e dopo “Vincent Price” Morse in un brano inedito strumentale (“Contact Lost“) sfoggia tutta la sua tecnica che ripeterà in “Well dressed guitar“, mentre in “The mule” Ian Paice si scatena dando spettacolo alla batteria.
Di seguto “Lazy” e “Demon’s Eye“, ed è poi la volta dell’assolo di Don Airey, e ancora “Perfect Strangers” e “Space Truckin“. Inevitabile chiusura con “Smoke on The Water” con la platea a intornare l’inconfondibile ritornello più celebre della storia del rock. Bis con “Hush” e “Black Night” con i fan che ringraziano con calore i loro “zii” preferiti che tanta passione in passato hanno saputo trasmettere loro. Anche se non gli hanno proposto tutti i loro successi.
Ma va bene così ricordi sono cari e vanno conservati in un posto speciale fondo al cuore.
Setlist del concerto:
Mars, the Bringer of War / Highway Star / Bloodsucker / Strange Kind of Woman / Vincent Price / Contact Lost (New Instrumental) / Uncommon Man / The Well-Dressed Guitar / The Mule / Lazy / Demon’s Eye / Don Airey Keyboard Solo / Perfect Strangers / Space Truckin’ / Smoke On The Water
ENCORE: Hush (Joe South cover with “Green Onions” intro) / Black Night
Galleria fotografica a cura di Fabrizio Di Bitonto