Pensavamo di non vederli più dopo “The Endless River”, soprattutto con il nome Pink Floyd, invece Nick Mason e David Gilmour, tornano insieme con un nuovo inedito. Insieme a loro, l’artista ucraino Andriy Khlyvnyuk, che presta la voce al brano. I proventi saranno interamente devoluti alle associazioni umanitarie impegnate nell’assistenza ai profughi della guerra
Uscito alla mezzanotte dell’8 aprile, “Hey Hey Rise Up”, rappresenta un evento che nessuno immaginava si avverasse, ovvero un nuovo brano inedito dei Pink Floyd. È vero, non sono più il gruppo leggendario che negli anni di attività ha riscritto le regole della musica rock: Richard Wright non c’è più, e Roger Waters ormai, resta lontano anni luce da ogni cosa che ricorda la sua esperienza nei Pink Floyd, dopo la sua non facile fuoriuscita dal gruppo nel 1983. Di fatto, la reunion in occasione del Live 8, fu non solo, l’ultima occasione per vederli tutti insieme, ma anche una brevissima tregua, in una relazione piuttosto burrascosa.
Comunque c’è ancora David Gilmour, che riesce a rendere qualcosa di unico e di sublime con la sua chitarra. E c’è soprattutto Nick Mason, l’unico a potersi vantare di aver fatto parte di tutte le formazioni dei Pink Floyd, dalla fondazione della band fino alle successive brevi reunion. I due, come Pink Floyd hanno collaborato l’ultima volta nel 2014 in occasione della produzione dell’album “The Endless River”, album realizzato in memoria del tastierista Richard Wright, scomparso sei anni prima, che doveva essere un po’ l’atto conclusivo della loro storia, una sorta di lascito spirituale ai posteri.
“Hey Hey Rise Up”, l’inedito a sorpresa pubblicato per raccogliere fondi da devolvere alle famiglie in fuga dalla guerra in Ucraina. Una guerra che ha scosso molto in mondo della musica, tanto che gli stessi Gilmour e Mason hanno tolto tutti i loro brani dai cataloghi delle piattaforme streaming in Russia, portandoli a scendere in campo in prima persona, chiamati ad una missione in sostegno di una buona causa.
Andriy Khlyvnyuk che presta la voce a questo brano (solo altre due volte in passato i Pink Floyd utilizzarono un vocalist esterno al gruppo per “The Great Gig in The Sky” con Claire Torry, in “The Dark Side of The Moon” e per “Have a Cigar” con Roy Harper nel successivo “Wish You Were Here”), è il leader della band ucraina Boombox, gruppo che Gilmour conobbe nel 2015 a Londra in occasione di un concerto a sostegno della liberazione dei membri del collettivo Belarus Free Theatre, imprigionati dal regime bielorusso.
Per problemi al visto di ingresso Khlyvnyuk non poté presenziare alla serata, mentre il resto della band dei Boombox che era riuscita a raggiungere Londra decise di fare da gruppo spalla a Gilmour. Quando Gilmour è venuto a conoscenza che Khlyvnyuk ha interrotto il proprio tour negli Stati Uniti per unirsi alla resistenza ucraina, vedendo poi un video su Instagram in cui lui cantava in una piazza vuota, nel silenzio irreale attorno, interrotto solamente da rumori di esplosioni in lontananza, ha deciso di contattarlo, per comunicargli la sua idea: usare la sua voce estrapolata da un suo video, mentre canta una canzone tradizionale a cappella davanti alla cattedrale di Santa Sofia di Kiev, unendola a un brano strumentale di sua realizzazione. Nel progetto ha coinvolto il suo amico di sempre Nick Mason e Guy Pratt, bassista che subentrò ai Pink Floyd dopo l’abbandono di Roger Waters, e il polistrumentista, produttore musicale e compositore di origini indiane Nitin Sawhney alle tastiere in sostituzione del compianto Richard Wright.
L’atmosfera iniziale del brano è agghiacciante, con l’introduzione di un coro polifonico dalle voci cupe e oscure, tipico delle tradizioni ucraine, continua dando spazio al ritmo da classica ballad rock con forte presenza di tastiere a fare da sfondo all’assolo di chitarra di Gilmour. Atmosfere che ricordano molto l’ultimo periodo dei Pink Floyd, quello appunto di “The Division Bell”, alle quali si unisce la voce fiera, orgogliosa di Andriy Khlyvnyuk, che acquisisce quasi il valore di una preghiera, per il suo popolo affranto, umiliato, in fuga per una salvezza lontano dalla propria terra martoriata da bombe, combattimenti e atrocità di ogni genere.
Chissà se questo brano andrà ad aggiungersi alla già lunga lista di capolavori della musica esplicitamente contro la guerra, che in passato molti altri artisti hanno pubblicato, da John Lennon a Bob Dylan. È un brano particolare, di non facile ascolto, che a suo modo rappresenta un evento, anche per chi ha conosciuto l’epopea leggendaria dei Pink Floyd. Resta l’impegno ad aiutare chi soffre e lo scopo di questo pezzo che ha portato di nuovo gli ultimi due Pink Floyd a collaborare insieme dopo tanto tempo, è quello di raccogliere più fondi possibili per aiutare le vittime di questa guerra tanto assurda e insensata, come assurde e insensate sono sempre state tutte le guerre, ma che purtroppo continuano, sempre per l’interesse di pochi, a flagellare e perseguitare la storia umana.
L’artwork della traccia è un dipinto del fiore nazionale dell’Ucraina, il girasole, creato dall’artista cubano Yosan Leon. La cover del singolo è un riferimento diretto alla donna che è stata vista dare semi di girasole ai soldati russi, dicendogli di portarli nelle loro tasche in modo che poi una volta deceduti, i girasoli sarebbero cresciuti.