Una miscela esplosiva di rock, blues, jazz, pop e metal ha infiammato l’Ippodromo delle Capannelle. La versione 2016 del G3, vede come terzo elemento assieme al consolidato duo composto da Joe Satriani e dal suo allievo prediletto Steve Vai, un’intera band, The Aristocrats. Il risultato neanche a dirlo: energia allo stato puro
Domenica 3 luglio, Ippodromo delle Capannelle, Postepay Rock In Roma: dentro quello spazio trasformato in un’arena del rock, la delusione dell’Italia eliminata dagli Europei di Francia contro la Germania e la vena di tristezza per l’attentato a Dacca in Bangladesh, venivano lasciati fuori, venivano tenuti lontano. Per qualche ora Il rock ci ha salvati, liberandoci da tutte quelle paure e inquietudini, dalle delusioni e dalle sconfitte, dalla tristezza e dalla malinconia.
In una serata particolare, due dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, accompagnati da una band di tutto rispetto, liberavano nell’aria suoni ed energia, mandando i visibilio il pubblico presente. Una miscela esplosiva di rock, blues, jazz, pop, metal e magia, pura magia. Reazione chimica, alchimie, termodinamica, una sintesi di elementi una fusione a freddo di note, il G3 non è soltanto musica, anzi, quasi sicuramente non lo è mai stato. Quattro anni dopo l’ultimo concerto italiano, il G3 torna con una nuova line-up, in una serata nella quale se ne sentiva dannatamente il bisogno. Negli anni hanno fatto parte del progetto personaggi come Steve Lukather, Yngwie Malmsteen, Steve Morse, John Petrucci, Eric Johnson e molti altri, oltre alla presenza pressoché fissa di Steve Vai.
Nel tour 2016 il progetto G3 che Joe Satriani porta avanti dal 1995 con il fido Steve Vai, vede come terzo elemento di questa Santissima Trinità del rock, un’intera band, The Aristocrats, un power trio formato dai virtuosi Guthrie Govan (chitarra), Bryan Beller (basso) e Marco Minnemann (batteria).
A loro è toccato di aprire le danze con una serie di brani strumentali, per lo più composizioni acid jazz, jazz fusion e fusion rock. Marco Minnemann, batterista tedesco della band ha salutato in italiano il pubblico lanciandosi in un improvvisato scioglilingua imparato a memoria, per dimostrare la sua abilità nella nostra lingua. Poche parole di saluto, molto spazio alla musica, come era prevedibile ed auspicabile. Tante le improvvisazioni sullo stile del jazz, che hanno caratterizzato questa prima parte dello spettacolo, in attesa dell’arrivo di Steve Vai.
Steve Vai come al solito non delude il suo vecchio maestro. Performer incredibile che riesce a stupire anche se stesso. Non a caso è stato definito come “l’uomo che sa far “parlare” la sua chitarra”, poiché la sua chitarra riesce a prendere vita e parlare con una sua voce.
Le origini italiane di Satriani e Vai, scatenano il grido di “Giuseppe, Giuseppe” e di “Stefano, Stefano” tra il pubblico, che più volte ha acclamato i propri beniamini con i nomi italianizzati dei due, ed entrambi dimostrano di gradire, e sorridendo e facendo segno di compiacimento, anzi Satriani, si presenta al pubblico con una breve frase in italiano: “Ciao a tutti, mi chiamo Giuseppe Satriani e sono contento di essere qui!”.
Satriani ha così ripercorso tutti i suoi successi più recenti e del passato. Perle di rara bellezza come “Shockwave Supernova”, “Satch Boogie”, “Always With Me, Always With You” e naturalmente “Surfing with the Alien”, arricchite di arrangiamenti ed improvvisazioni che hanno dato a Satriani l’occasione di dimostrare la sua capacità di saper inventare con la chitarra, perfezionare ancora di più e raggiungere limiti ancora più estremi di virtuosismo. Il suo modo di dire a tutti che molto probabilmente il più credibile erede di Jimi Hendrix è lui, uno dei migliori chitarristi di tutti i tempi, e senza paura di essere smentiti il migliore al mondo tutt’ora vivente e in attività.
Dopo una parte di spettacolo separata da tre momenti diversi, circa quarantacinque minuti sul palco a disposizione di ognuno di loro, i protagonisti di G3-2016 si sono presentati sul palco tutti insieme per il gran finale: The Aristocrats, Satriani e Steve Vai, e a sorpresa Mike Keneally.
Keneally è un musicista, cantante e polistrumentista statunitense, di tutto rispetto, un grandissimo artista, noto per avere suonato con Frank Zappa e scusate se è poco. Ha già avuto modo di suonare al seguito di Steve Vai, di Beller de The Aristocrats e dello stesso Satriani. Assieme a lui sono state eseguite rivisitazioni molto intense e complesse di brani come “Message in a Bottle” dei Police, “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana e quello che ormai divenuto un classico a chiudere nei concerti di ogni tour dei G3: “Rockin’ in the Free World” di Neil Young.
Galleria fotografica a cura di Daniele Crescenzi