Il nuovo album di Piero Pelù è un affresco sonoro intenso e introspettivo che esplora la solitudine, l’alienazione e le fragilità del nostro tempo
Pochi artisti, ma sarebbe meglio dire, poche persone, hanno il dono della coerenza. Piero Pelù è tra queste. Certo, qualcuno potrebbe non essere d’accordo: in passato i fan duri e puri dei Litfiba lo hanno accusato di un po’ di tutto, dall’imborghesimento all’eccessivo egocentrismo. Ma c’è una cosa che Pelù ha sempre fatto: mettere la musica a disposizione della denuncia sociale e della critica politica, al servizio delle cause che gli stanno a cuore.
Per uno che ha vissuto l’epopea della musica impegnata, questo potrebbe sembrare banale, superfluo, se non addirittura furbesco, ma per gli standard della musica attuale, questo è qualcosa di liberatorio, di vivo, di fresco. Schierarsi non appartiene più a nessun cantante mainstream, troppo appiattiti sul compiacere un pubblico che non vuole più utilizzare la musica per pensare (la stragrande maggioranza, al giorno d’oggi). Chi lo fa rischia pure di attirarsi antipatie e facili accuse di populismo, demagogia o qualunquismo (su questo Guccini, in tempi non sospetti, lo aveva già capito e messo per iscritto nella sua “L’Avvelenata”). Problemi che l’ex frontman dei Litfiba ritiene non gli appartengano.
E allora ecco il suo ritorno potente e introspettivo, con “Deserti”, non un semplice album, ma un affresco sonoro di rara intensità. Un lavoro di grande impatto emotivo, un disco intimo e riflessivo, ma allo stesso tempo carico di energia rock, che rappresenta un viaggio introspettivo attraverso le paure, le speranze e le contraddizioni del nostro tempo. Dodici tracce che sono dodici pugni allo stomaco, un vero e proprio concept album che esplora il tema della solitudine e dell’alienazione in chiave metaforica e poetica. I deserti, fisici ed emotivi, diventano così la cornice ideale per raccontare le fragilità e le debolezze dell’essere umano, ma anche la sua forza e la sua capacità di resistere alle avversità.
Con l’occasione Piero Pelù racconta le inquietudini dell’uomo moderno: la crisi climatica, le guerre, le diseguaglianze, le incertezze sul futuro. Dal punto di vista musicale, “Deserti” rappresenta un ritorno alle sonorità rock più graffianti e potenti che hanno caratterizzato la carriera di Piero Pelù. Le chitarre e le percussioni si intrecciano con la voce roca e grintosa del cantante, creando un sound energico e coinvolgente. Non mancano però momenti di maggiore introspezione, con ballad emozionanti e acustiche che mettono in risalto la vena poetica di Pelù.
Ad arricchire l’album troviamo un cast di musicisti d’eccezione, tra cui i Calibro 35, che hanno contribuito a dare un tocco ancora più personale e ricercato alle sonorità del disco. La collaborazione con questi musicisti di talento ha permesso a Pelù di esplorare nuove sonorità e di sperimentare soluzioni musicali innovative.
“Deserti” è un disco che invita alla riflessione e all’introspezione. Le parole di Pelù ci spingono a confrontarci con le nostre paure e fragilità, ma allo stesso tempo ci offrono una speranza per il futuro. Un messaggio di positività e di resilienza che ci ricorda che, anche nei momenti più bui, c’è sempre una luce che può illuminare la nostra strada.
Continua quindi il viaggio attraverso il disagio aperto con “Pugni Fragili” del 2020, con questo che è il secondo album dell’ultima trilogia di Piero Pelù, che sin dall’inizio della sua carriera con i Litfiba ha sempre voluto realizzare dei fili tematici che uniscono i suoi lavori. Fondamentalmente è un disco di grande valore artistico che rappresenta un nuovo capitolo importante nella carriera di Piero Pelù. Un lavoro maturo e consapevole, che conferma la sua capacità di reinventarsi e di affrontare con coraggio i temi più attuali e scottanti del nostro tempo. Un disco imperdibile per tutti gli amanti della musica vera.
L’album “Deserti” di Piero Pelù è disponibile in CD e Vinile su Amazon (qui), in streaming su Amazon Music Unlimited (sottoscrivendo un abbonamento qui) e Apple Music (qui).