Colapesce, cantautore siciliano originario di Solarino presenta il suo ultimo lavoro discografico dal titolo: “Egomostro“, pregevole mix di raffinatezza e rabbia
“Le parole sono Importanti“. La citazione di morettiana memoria calza a pennello con l’opera compositiva di questo ragazzo siciliano, Colapesce, al secolo Lorenzo Urciullo, che nel suo disco “Egomostro” racconta con grande coraggio il disagio interiore di vivere la nostra epoca, con la raffinatezza e la colta leggerezza della sua voce che fa eco ad un Lucio Battisti fine anni ’70, con gli arrangiamenti che si tingono delle sonorità di quell’epoca, in un revival maledettamente sperimentale e mai scontato come per il suo conterraneo Franco Battiato.
Colapesce arriva nella serata di venerdì 18 settembre al Monk Club di Roma, e lo fa entrando in punta di piedi e salutando in punta di voce con un semplice “Ciao”.
“Entra pure” è il primo brano che inizia ad eseguire, e la sua timidezza quasi scomparire ed iniziare nello stesso istante, un processo liberatorio del suo “Egomostro“, che riesce a trasmettere pienamente le sensazioni del suo disco e anche di più: salta, esegue assoli rock, sale sulla pedana. Gioca scherzoso con “Brezny” invocando l’aiuto all’astrologia.
Il pubblico lo segue e canta con lui, come quando intona “Maledetti Italiani” o “Satellite” (quest’ultimo tratto dal suo disco d’esordio “Un meraviglioso declino“) e altri dei suoi brani più celebri che lo stanno facendo conoscere e soprattutto lo stanno facendo apprezzare dalla critica.
Galleria fotografica a cura di Fabrizio Di Bitonto