Il nuovo progetto musicale formato da Xabier Iriondo (Afterhours), Pierpaolo Capovilla e Franz Valente (Teatro degli Orrori) con Eugene S. Robinson (Oxbow) va in scena al Monk Club di Roma per presentare il loro album d’esordio “A Resting Place for Strangers“
Chi di voi ama il cinema non può non ricordare la celebre scena manifesto del cinema surrealista dove l’occhio di una donna viene tagliato dalla lama affilata di un rasoio. Era un pugno in faccia al nascente cinema hollywoodiano il regista era Luis Bunuel.
E credo sia proprio questo l’effetto cercato da Pierpaolo Capovilla e Franz Valente (Teatro degli Orrori) assieme a Xabier Iriondo (Afterhours) e Eugene S. Robinson (Oxbow), rievocando col loro nome il regista messicano, quello di una rasoiata che squarcia il panorama musicale, facendolo come fosse un’urgenza. Domani sarebbe stato troppo tardi. In casi come questo si tende a dare l’etichetta di super gruppo, ma non credo che ai protagonisti interessino etichette di qualsiasi tipo. L’unico stemma è quello del nome “Buñuel“: è proprio il più azzeccato.
Si presentano dal vivo al Monk Club di Roma e le rasoiate arrivano dai suoni provenienti dalle chitarre di Iriondo, lame affilatissime, dai riff distorti e compressi del basso di Capovilla, dai ritmi serratissimi di Valente.
Nel buio totale irrompe sul palco la voce di Robinson, e su “This is Love“, le luci del palco man mano cominciano a mostrarlo: fisico da pugile, auricolari attaccati alle orecchie con del nastro adesivo nero, movenze simili a un lottatore che avanza con decisione verso il pubblico con l’intenzione di stenderti al tappeto e in un attimo ti mette all’angolo vincendoti col suo magnetismo poi, sudatissimo, si spoglia e si riveste.
Il concerto prevede tutti i brani del loro recente album d’esordio “A Resting Place for Strangers” che dal vivo diventano potenti e dotati di straordinaria intensità, non solo rasoiate ma veri e propri pugni ben assestati.
C’è anche “Me+I” dove Robinson duetta con Kasia Meow che salendo sul palco accende la miccia di una doppia carica di dinamite, come se volesse far saltare in aria tutto e tutti.
Le orecchie di chi ha assistito sono provate da tanto impatto sonoro, ma alla fine l’unica cosa che ti viene da esclamare è: “Cazzo… che concerto!“.
E qui torna in mente una frase di Buñuel: “Legati, gomito a gomito, il buio e la notte sono entrati nella dimora“.
Galleria fotografica a cura di Fabrizio Di Bitonto