“La musica mi accompagna da così tanto tempo che è ormai difficile per me definirla come sarebbe difficile definire me stessa”
Abbiamo incontrato Agnese Valle per parlare del suo album “Anche oggi piove forte“, album a tinte forte, a spasso tra il tempo, con un occhio verso il passato e le idee certe su quello che vuole Agnese per lei e per la sua generazione
Abbiamo ascoltato e recensito l’album “Anche oggi piove forte” di questa cantautrice emergente, che abbiamo conosciuto alla Notte delle Cantautrici del teatro di Tor Bella Monaca, da li è nata l’idea e l’esigenza di approfondire la conoscenza di lei e della sua musica. Agnese nella sua ancor breve carriera ha già avuto modo di collaborare con personaggi del calibro di Giovanna Marini, Lucilla Galeazzi, Raffaella Misiti e soprattutto Francesco De Gregori. Conosciamola meglio quest’artista, diplomata al conservatorio di Santa Cecilia in clarinetto e successivamente scopertasi cantante e chitarrista.
“Anche oggi piove forte” oltre ad essere il titolo del tuo disco è la frase cardine del ritornello nel brano “Disposto a tutto”, un pezzo molto attuale che parla del dramma della disoccupazione. In questo contesto “la pioggia come va interpretata”? “La pioggia è uno stato d’animo” come direbbero i Dear Jack o qualcos’altro?
“In questa canzone la pioggia rappresenta la difficoltà, l’impaccio, le condizioni avverse in un momento storico come questo e allo stesso tempo è metafora della realtà emotiva di chi ogni giorno combatte per il proprio futuro, di chi pur di non arrendersi all’immobilità si dice appunto “disposto a tutto”. Tuttavia l’album “Anche oggi piove forte” vuole essere attestato di volontà e ottimismo, un disco che sottolinea come anche in una giornata di pioggia si possano trovare moti di entusiasmo e intraprendenza, sentimenti e intenzioni che caratterizzano un’età pronta e vitale”.
“Disposto a tutto” è un brano che si differenzia molto nello stile, dagli altri presenti nell’album, più orientati verso il jazz, lo swing, il mood. Una cosa casuale o comunque ricercata, data la tematica di cui parla?
“Il testo ha scelto la sua musica, il suo vestito migliore, il più adatto…il tema della canzone, il tono e la struttura stessa del testo hanno dato luogo a quello stile”.
Ma il brano in realtà come nasce? Un racconto sentito, l’ascolto solo delle cronache dei giornali, l’esperienza personale? O da un po’ di tutto questo?
“C’è un po’ di tutto questo: c’è la stesura di un curriculum vitae, molto familiare a noi giovani precari alle prese con il mondo del lavoro ; la difficoltà dei meno giovani nel trovarvi una nuova collocazione; la cronaca. È una realtà che viviamo in prima persona e attraverso le esperienze di chi ci circonda”.
Ho definito nella recensione del tuo album che la musica che fai, richiama un po’ un passato spensierato e glorioso, un po’ come se tu volessi improvvisamente catapultarti nell’America degli Anni ’30 e ’40 e lasciarti dietro tutte le inquietudini di questi tempi. Non so se tu condividi questa mia opinione, ma soprattutto tu ti definiresti un romantica nostalgica?
“Romantica si, specialmente nella penna! Nostalgica, non sempre direi. Credo che questo disco si muova piuttosto liberamente tra il passato, il presente e il futuro facendo dialogare le varie realtà temporali. I tre intermezzi oltre ad essere un piccolo sipario retrò, rappresentano i momenti creativi della realizzazione del disco, sono tre fotografie scattate al di fuori dello studio di registrazione con i musicisti: durante una colazione ad esempio, abbiamo imbracciato gli strumenti e messo in play il registratore…ecco come è nato Cantagallo”.

A proposito di questo, nell’album sono presenti tre tracce musicali suonate da te con il clarinetto, tra le quali “Quando gli asini volano nel ciel” e l’intro musicale “Cantagallo” del film d’animazione “Robin Hood”, sono scelte solo musicali o voluti omaggi ad icone, in questo caso cinematografiche di quegli anni d’oro dello swing come potevano essere Walt Disney o la coppia Laurel & Hardy?
“Sono certamente un omaggio alle icone di un tempo passato, all’infanzia, a una poetica cinematografica che in più occasioni ha ispirato la scrittura di alcuni brani”.
È giusto dire che questo album comunque abbraccia un po’ il tempo: ci sono richiami al passato, al presente ed al futuro?
“È un tempo-crossover, che procede in avanti e indietro negli stili musicali, a volte all’interno di uno stesso brano, a volte di traccia in traccia. Alla fine credo si tratti di un “tempo senza tempo”.
Chi è il tuo mito?
“Ce ne sono molti…i miei ascolti musicali sono piuttosto disparati…posso definirmi certamente una “Beatlesiana” convinta e un’amante della canzone d’autore italiana (De Andrè, De Gregori, Graziani, Guccini, Fossati…)”
Cos’è la musica per te?
“La musica mi accompagna da così tanto tempo che è ormai difficile per me definirla come sarebbe difficile definire me stessa. È sicuramente il mio primo amore e per questo fonte di grandissime gioie ma anche di tanti tormenti”.
A quale brano sei più affezionata?
“Sinceramente adoro tutte le canzoni come fossero il frutto di un parto plurigemellare, con un’unica differenza, non sono state scritte contemporaneamente e quindi ognuna di loro conserva il ricordo di un preciso momento della mia vita”.
“Io e Te” è l’ultima traccia dell’album, è un po’ una sintesi del tuo pensiero sui rapporti ed i conflitti di questa generazione, coetanea tua. Ma tu come vedi davvero i ragazzi della tua età? E come loro ti vedono?
“È un brano del 1979 di Enzo Jannacci che ho voluto inserire nel disco offrendone una versione del tutto personale. Credo che sia un brano complementare a “Disposto a tutto”, chiude un po’ il cerchio. È strano pensare a come sia facile riconoscere la gioventù odierna in un brano di 35 anni fa. Come siamo? È un momento difficile, siamo tutti piuttosto spaventati dal futuro che a volte mette a dura prova il nostro entusiasmo. Tuttavia questa è una generazione che si rimbocca le maniche e tira dritto, una generazione con delle passioni e secondo me questa è una delle cose più importanti”.
Secondo te, c’è ancora spazio per la buona musica in Italia?
“Finché ci saranno orecchie che vorranno ascoltare della buona musica questa sopravviverà, e le buone orecchie ci sono ancora. Più complicata è la situazione della discografia, ma questa è un’altra storia. Voglio parlare di musica, non di mercato musicale!”
Per concludere: quale termine potrebbe rispecchiare maggiormente la tua musica e quale te stessa?
“Questa è davvero troppo difficile. Credo sia un disco sincero, variegato negli stili e nei toni poiché rappresenta me e le mie sfumature, per questo si passa dall’ironia al romanticismo, dalla riflessione al pathos”.